La Langa doglianese, territorio di confine, di colline irte abitate da contadini caparbi, gode per la sua altitudine il privilegio di un panorama unico, quasi un balcone che si affaccia sulla pianura e l’arco delle Alpi da un lato e sulla Langa del Barolo dall’altro. Questa è da sempre terra da vino, ma non solo.
Il paesaggio è specchio della biodiversità, caratteristica di questi territori da secoli: alle vigne fanno da contrappunto boschi e prati, da sempre si pratica l’alternanza di colture e fauna e flora prosperano in un ecosistema complesso e sfaccettato.
Le radici contadine sono il presupposto ed il sottofondo di ogni azione: il vino è solo una delle sfaccettature del nostro profondo attaccamento alla terra, che informa ogni aspetto dell’esistenza e si è fatto vero e proprio stile di vita. Una vita di qualità.
La generosità dei frutti che la natura ci offre ci consente di instaurare un rapporto autentico e genuino con essa, fatto di gesti antichi, rituali e tradizioni che si rinnovano quotidianamente e tengono unita tutta la famiglia, al di là del lavoro in vigna: curare l’orto e le piante, impastare e cuocere il pane, preparare le conserve.
La collina su cui sorge la cantina si allunga verso il Monviso e tutta la sua parte esposta a sud / sud-ovest è totalmente riparata dai venti freddi tanto che, nonostante l’altitudine, può contare su un microclima temperato e brezze marine che mitigano l’inverno. Tutto intorno, boschi di castagni, querce, pini e olmi sembra vogliano creare un baluardo difensivo naturale.
La collina non è solo coltivata a vigneto: a seconda dell’esposizione e del terreno, i contadini negli anni hanno scelto di piantare noccioli, o di seminare grano, alternato all’erba medica, o a prato permanente. Il terreno è di composizione variabile, con prevalenza di argilla e marne calcaree, con presenza di pietre e in parte minore sabbia.
La conoscenza del terreno, del vento e del soleggiamento sono la base per la scelta del tipo di coltivazione. Per questo motivo non va trascurata l’esperienza di chi ci ha preceduti: anzi è fondamentale per raggiungere una qualità maggiore.
Terreno e clima sono i fattori determinanti del nostro prodotto, ma poi entra in gioco il nostro lavoro. Cosa deve fare un bravo contadino? È ormai chiaro a tutti che l’eliminazione – o la riduzione al minimo – della chimica è fondamentale; l’inerbimento del vigneto, la semina di leguminose, l’utilizzo di letame o concime organico sono tutti tasselli importanti per l’equilibrio delle piante e del suolo. Ma credo che ci sia ancora un fattore che fa la differenza: la sensibilità con la quale un contadino si approccia alla coltivazione delle proprie piante va be oltre ad un “manuale d’uso” che si può leggere o apprendere.
Si tratta di capire i bisogni e le difficoltà delle nostre piante. Questo vuol dire concimare o fare un trattamento solo dove è necessario, gestire la parte verde tenendo in considerazione l’andamento climatico dell’annata, lasciare un numero di grappoli congruo alla vitalità della pianta in modo che ogni vite (o albero che sia) possa portare a maturazione i propri frutti senza forzature o troppo stress. Questo è quello che intendiamo noi per “la mano dell’uomo”.